L’invecchiamento è caratterizzato da progressivi e inarrestabili cambiamenti, trasformazioni strutturali e fisiologiche che interessano, oltre gli aspetti cognitivi, comportamentali ed emotivi, anche il sonno.  

Il sonno è indispensabile per assicurare il mantenimento di un buon funzionamento del nostro organismo. Infatti, qualsiasi evento che interferisce con la qualità e quantità del sonno, soprattutto se duraturo, può contribuire ad alimentare problematiche di natura neurologica e psichiatrica. Il sonno, durante l’intero arco di vita, subisce profondi cambiamenti che riguardano la durata, l’alternanza del ciclo sonno-veglia e altri processi cerebrali e corporei che caratterizzano il sonno stesso.

In questo articolo, tratterò nel dettaglio la sindrome del tramonto (dall’inglese sundowning) e, successivamente alcuni consigli e strategie che possono tornarti utili nel caso in cui ti prenda cura di un familiare con una diagnosi di demenza.

Come cambia il sonno nelle persone con demenza?

In seguito ad una diagnosi di demenza, in modo particolare nella malattia di Alzheimer, un’alta percentuale di persone manifesta disturbi del sonno. Questo accade perché il processo di neurodegenerazione intacca anche le regioni del cervello responsabili dei ritmi fisiologici del sonno. Per esempio, circa la metà delle persone con una diagnosi di demenza fa fatica ad addormentarsi, si sveglia ripetutamente la notte e rimane sveglia per lungo tempo cimentandosi nello svolgimento di azioni quotidiane e faccende domestiche, a causa di un’inversione del ritmo sonno-veglia.

La sindrome del tramonto: quali cause?

La sindrome del tramonto è stata descritta per la prima volta nel 1941 da un medico inglese Ewen Cameron che l’aveva chiamata “delirio notturno”. Sebbene pochi conoscano il suo nome, quasi tutti i caregivers ne fanno esperienza. Quando arriva la sera o quando avviene un cambiamento di illuminazione, la persona diventa maggiormente confusa, irrequieta e ansiosa. Questo stato di agitazione, confusione e ansia molto forte colpisce oltre la metà delle persone malate di Alzheimer o altre forme di demenza.

Sul finire della giornata, è comune per le persone sperimentare una sorta di stanchezza mentale con conseguente diminuzione delle capacità attentive e di concentrazione. Questa sensazione è comune anche nelle persone con una diagnosi di demenza che, a causa delle ridotte energie mentali, provano lo stesso tipo di affaticamento dettato dal sovraccarico di stimoli visivi e uditivi, a cui generalmente sono sottoposti durante il giorno.

Inoltre, la sera, a causa dell’abbassamento e della riduzione della luminosità, è più probabile che si perdano di vista i punti di riferimento dati dall’ambiente che appare nuovo e ostile. Infatti, gli oggetti sono percepiti come meno definiti, i colori più confusi e sfumati e gli arredi dell’ambiente potrebbero indurre false percezioni e scatenare conseguenti reazioni di paura e aggressività. Gli effetti del sundowning possono protrarsi anche tutta la notte, con conseguente attività notturna. Alcuni studi hanno evidenziato come ci sia un’accentuazione della patologia con l’arrivo delle stagioni più fredde.

Come prevenire?

Prendersi cura di un proprio caro che manifesta di sintomi della sindrome del tramonto può risultare estremamente impegnativo. Ci sono alcuni suggerimenti utili che possono essere seguiti per prevenire e/o ritardare la manifestazione di tale sindrome. Tuttavia, qualora la situazione diventi di difficile gestione è utile rivolgersi al proprio medico o ad uno specialista.

  • Nelle ore diurne è importante incoraggiare l’esercizio fisico, in particolare le camminate. Una passeggiata al sole, svolge un effetto benefico sul ritmo sonno-veglia (https://www.chiarausai.it/come-cambia-il-sonno-nellinvecchiamento/). Alcune ricerche suggeriscono che l’utilizzo di melatonina (un ormone naturale che induce sonnolenza) in combinazione con l’esposizione alla luce del sole durante il giorno, possa alleviare lo stato di agitazione e di confusione tipici della sera.
  • È importante coinvolgere la persona in attività che, oltre all’esercizio fisico, possano stimolarla cognitivamente.
  • La sera, quando ci si appresta ad andare a letto, è utile creare un ambiente calmo, rilassante. È consigliabile sostituire la televisione con una canzone familiare per la persona e che possa avere su di essa un effetto calmante. Inoltre, anche recitare una preghiera o la narrazione di ricordi passati favoriscono il sonno e riducono l’agitazione;
  • Ridurre il più possibile le luci soffuse e colorate che, provocando zone d’ombra, possono essere mal interpretate e creare un senso di angoscia.